L'IRPINIA, VALLE DI LACRIME

L'Irpinia è una... valle di lacrime. Cominciò a piangere Ciriaco De Mita  quando  il  nipotino Giuseppe, il discolo della famosa schiatta nuscana,  lasciandosi  alle  spalle  storia   e   tradizione   passò dall'altra  parte della barricata dove ad attenderlo a braccia aperte vi era lo staff  di  Alleanza  Nazionale,  addestrato da sempre a  raccogliere l'erba  del  vicino  e condannato spesso, da un destino in verità baro, ad accontentarsi  di cetrioli non commestibili.  Fu un  pianto,  quello  di  don Ciriachino, che sgorgava dall'orgoglio ferito a morte.  Tutto avrebbe immaginato  tranne che il figlio del fratello, sangue del suo sangue, potesse sbarcare tra i "fascisti" che lui, Ciriaco da Nusco, più  di tutti,  aveva combattuto realizzando il famoso "arco costituzionale". De Mita pianse in diretta ed in diretta fece piangere,  dopo  qualche tempo,  il  buon  Tonino Di  Nunno, sindaco del Capoluogo irpino, che stressato  dalla particolare attenzione riservatagli  dall'ex  Presidente  del  Consiglio  fu costretto   ad autosospendersi   dal  Ppi  per  motivi  di  evidente  incompatibilità… ambientale.  La gente comune intuì il pathos  del  Primo Cittadino,  gli  si strinse    idealmente    intorno   manifestandogli   solidarietà   e (demo)cristiana comprensione. Lacrime di rabbia quelle  di  De  Mita, lacrime  di  odio-amore  quelle  di  Di Nunno.  Lacrime di nostalgia quelle che solcarono il rugoso  volto  dell'ex  Governatore della Regione Campania quando, in compagnia di tanti altri "ex" (della serie: aggiungi un posto a tavola), fece visita alla città  di  Avellino.  In una terra dove sessantamila giovani piangono lacrime amare per mancanza di lavoro le lacrime di De Mita  e quelle di Rastrelli  fecero sorridere.   Quelle di Di Nunno fanno ancora  riflettere.